Qualcosa inventeremo €15.00Giacomo “Jack”Alighieri ha una routine collaudata che non ha alcuna voglia di cambiare, così come non ha voglia di fare molte cose. Giorno dopo giorno la sua vita comincia con la sveglia nel suo bilocale, continua per otto ore in un ufficio e si conclude la sera al BarCellona, tra nostalgici degli anni Ottanta, idraulici amanti del teatro, personaggi muti o solo silenziosi, birra e vino bianco. E narrazioni fantasiose al bancone del bar, che lo vede di volta in volta cantastorie o imbonitore, truffatore della realtà o suo archivista. Avrebbe potuto continuare così per sempre, magari aggiungendo ogni tanto un’uscita con l’amico storico, ma una serie di bigliettini di cartone lasciati sul tavolo della cucina del suo appartamento cambia tutto. Poche parole scritte con una grafia che odora di femmina e di avventura, un luogo e un orario. Un appuntamento con il destino, ma di chi?
Matteo –
Il romanzo “La luce dell’equatore” mi aveva particolarmente colpito ed ero rimasto ammirato dalla grande abilità dell’autore nel descrivere paesaggi e personaggi, in un viaggio alla scoperta del nostro passato di popolo di migranti verso il continente africano, la terra che è stata la culla dell’umanità, l’origine di tutto. Aspettavo con impazienza l’uscita del secondo libro. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale il protagonista Alessandro Testa, imprenditore di successo nella colonia inglese nigeriana si trova nell’arco di poche ore un nemico, privato dei suoi diritti e dei suoi averi e successivamente imprigionato. Questo fatto mi ha fatto riflettere su quanto la vita possa essere imprevedibile, ciò che abbiamo non possiamo e non dobbiamo darlo per scontato. Le sorti e il destino di tutti noi può cambiare all’improvviso. L’autore descrive con maestria le emozioni e lo smarrimento degli italiani che sono stati successivamente trasferiti nella colonia penale giamaicana dopo un lungo ed estenuante viaggio transatlantico, in condizioni igieniche precarie e privati dei più basilari diritti. Se nel primo libro il lettore poteva in qualche modo immedesimarsi in tutti coloro che percorrono la rotta migratoria tra Europa e Africa e viceversa, in questo secondo e prezioso romanzo è impossibile non riflettere e immedesimarsi negli africani che hanno subito sulla propria pelle la tratta atlantica degli schiavi. Sono migliaia infatti le donne, uomini e bambini che sono stati deportati tra il XVI e il XIX secolo nel continente americano per essere sfruttati nelle piantagioni. Una pagina vergognosa della storia dell’umanità che è bene non dimenticare.
Il romanzo non fa sperimentare al lettore esclusivamente sensazioni di dolore e angoscia. La storia d’amore tra Alessandro Testa e la ragazza Nalani è intensa e travolgente, attimi che per la loro profondità lasceranno un segno indelebile nei due amanti. L’amore trionfa sempre su tutto, nonostante le differenze culturali e le distanze geografiche.
Il romanzo termina con la fine del conflitto mondiale e il progressivo ritorno alla normalità. Il continente africano esercita sul protagonista un potente effetto attrattore che lo porterà nuovamente in Nigeria, nel continente che rappresenta il passato, presente e futuro non solo di Alessandro Testa ma dell’intera umanità.